E se Berlino chiama
ditele che s’impicchi:
crepare per i ricchi
no! non ci garba più.
E se la Nato chiama
ditele che ripassi:
lo sanno pure i sassi:
non ci si crede più.
Se la ragazza chiama
non fatela aspettare:
servizio militare
solo con lei farò.
E se la patria chiama
lasciatela chiamare:
oltre le Alpi e il mare
un’altra patria c’è.
E se la patria chiede
di offrirgli la tua vita
rispondi che la vita
per ora serve a te.
Questa canzone, intitolata canzone della marcia della pace, è stata improvvisata da Franco Fortini e Fausto Amodei durante la marcia della pace Perugia – Assisi del 24/9/1961. Il pensiero, il canto, il corpo di Aldo Capitini marciava sotto lo striscione. Ho cantato e marciato io stessa queste parole con la Nuova Brigata Pretolana. Continuo a farlo qui insieme a tutte le presenze scriventi e leggenti di Cartavetro.
Porto in dono la testimonianza di Marcello Faralli, direttamente la sua voce, perché ci permette di entrare nel ventre della guerra, in quello delle morti bianche e dell’evoluzione/involuzione/distorsione dell’informazione.
Marcello Faralli è nato a Torrita di Siena nel 1940 da una famiglia di contadini. Il padre si trasferisce a Livorno dopo pochi mesi dalla sua nascita. Dal suo ruolo di ispettore del lavoro, di giornalista, direttore di produzione di diversi quotidiani, ascoltiamo uno spaccato di storia del nostro paese. Ricordo le sue pubblicazioni: Dalla zizzola di Torrita al libeccio di Livorno, 2013; Miscellanea 2, 2017; In bilico tra sviluppo e distruzione, 2018; L’altra faccia della medaglia, 2020; Dal palazzetto a una vita in carriera, 2024.
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