La rivista edita dall’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza, oltre a rendere notizia su attività dell’istituto e della città Bologna, offre prospettive interessanti su argomenti centrati sull’inclusività e sulla disabilità , in particolare su aspetti di cui sono protagonisti ipo vededenti e non vedenti.
Per questo numero segnalo come imperdibile l’articolo di Nicola Robbi, dal titolo Dali Gimba, che è un villaggio situato al confine tra Mauritania e Mali, quasi al centro del deserto del Sahara. Da una decina di generazioni, forse per un problema genetico, oltre duemila abitanti nascono quasi cieche. Tutto questo ci ricorda il racconto di H.G.Wells, Il paese dei ciechi. Altro articolo, Brigida Gida Rossi di Paola Furlan: qui si mette in risalto la preziosa collaboratrice della contessa Lina Bianconcini Cavazza, che molto contribuì alla realizzazione di progetti per l’emancipazione femminile. Marco Fossati firma il testo dal titolo Ausili, giochi e giocattoli, che porge attenzione a un laboratorio dove i genitori possono realizzare per i figli con disabilità visive, ausili anche ludici di facile creazione. Luca Torrente firma l’articolo Scrivere con le ombre, in cui si racconta di una possibilità di nuovo linguaggio fotografico per vedenti e non nell’antica tecnica della Rayografia. Anche qui l’Istituto, anche grazie a collaborazioni con studiosi, imprenditori, artisti, porta avanti ricerca e offerta formativa. Alberto Zanelli con Fidia a portata di mano, ci racconta che al British Museum i calchi dei fregi e il modello del Partenone sono a disposizione per consentire ai non vedenti di apprezzarne le meraviglie. Ricordandoci, tuttavia, che all’interno dell’Istituto Cavazza, Loretta Secchi, storica dell’arte, è la curatrice del Museo Tattile “Anteros”.
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