Roberta Castoldi, poeta, traduttrice, musicista, ci riporta di Franco Loi la voce, il suo ritratto, la sua grazia in tre interviste da lei registrate nel 2016. Conosciuto nel 1997, studiato, ammirato, fino a concepire un progetto di domande dentro cui rientrare nel mondo del maestro, in modo garbato, come era lo stesso Loi. Il registro della conversazione è colloquiale, caldo, mosso da ogni piccola, improvvisa, riverberante perturbazione del quotidiano: una telefonata, la presenza sinuosa del gatto amatissimo. Il pregio di questi colloqui è che ci permette di partecipare come ospiti accolti nel cerchio dentro cui la poesia si incarna.
Castoldi orienta il fuoco dentro la poetica, in cui l’elemento dell’aria è predominante. Loi risponde attraverso la sua leggerezza mercuriale, colta, quasi impalpabile, umanissima. Tuttavia nella filigrana delle parole passa tutto il fiato della vita, delle vite: il tempo, personaggi, amici, visioni, ricordi, nodi esistenziali, dio che interamente porge la luce anche nelle fessure del corpo.
Roberta Castoldi narra non solo la corporeità aerea della voce del poeta, ma il suo muoversi, il suo gesto, lo spazio casa tanto da renderci la cinestetica sensoriale della sua figura. Fotografie e la nota dei familiari completano l’opera.
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