Alberta Bigagli, Voglia di incontrarsi, testi raccolti dalla viva voce fra gli ospiti de La Dogaia, Direzione Casa Circondariale di Prato, Gennaio – Dicembre 2007.
Ancora una volta, entro nell’opera poetica, etica, e terapeutica di Alberta Bigagli. Questa volta accedendo ai testi trascritti durante i suoi incontri di Linguaggio Espressivo nell’ambito del progetto “For Wolf” per conto dell’associazione volontariato penitenziario di Firenze. Del metodo di Bigagli ho già scritto in precedenti articoli. Qui mi preme offrire una luminosa antologia. Riportarla agli occhi del mondo è come sventrare l’ottusità di una società che ancora si ostina a non attraversare e oltrepassare il concetto di carcere nelle sue dinamiche repressive e punitive dentro cui l’isolamento e l’esclusione rimangono fondanti. La persona viene di fatto reclusa in uno spazio tombale atemporale di sospensione. Ricorda la figura di Antigone. Non solo. Si radica di popolo in popolo.
I Matakam, in Camerun, ad esempio tengono murato vivo il toro, il quale può comunicare con l’esterno solo attraverso una piccola apertura molto bassa dalla quale non può passare. Un’altra apertura permette di raschiare il letame, Il toro viene tenuto così per tre anni, e poi in occasione della festa in onore degli antenati viene fatto uscire e ucciso in una solenne cerimonia sotto la direzione del Maestro dei Tori.
Mettere, invece e sempre, al centro la persona nel suo percorso esistenziale e sociale, lavorando la sua singolaritĂ profondamente in modo interdisciplinare, concependo la sua presenza sempre nella comunitĂ , sempre in un progetto di cura e affiancamento, non di estrazione semplificativa a perdere.
In questi giorni in America si nomina la deportazione come risanamento sociale. Anche le carceri nascono da un pensiero di deportazione, categorizzante, dicotomico, aggressivo, deumanizzante e deresponsabilizzante, senza visione inclusiva e cooperativa e comunitaria. Senza concepimento di un impensato.
Riporto passi di voce trascritta dalle bocche di “tori” murati vivi, carcerati che vivevano l’esperienza dell’incontro con Bigagli:
Giuseppe due
Vedo la libertà oltre quel cancello. La distanza è lieve ma più ampia dei cieli e più profonda degli abissi infernali.
Sergio
Sto sdraiato nella mia branda ad occhi chiusi. Sono a Gemona e vedo una donna consunta. Ha gli occhi umidi di mia madre, Va ripetendo “il terremoto ha inghiottito le case, non ci sono più i tetti, dove andranno le rondini a nidificare?”
Franco
Una mattina mi sono alzato con la voglia di fare tante cose ma dopo poco è arrivata la battitura delle sbarre e mi ha fatto ritornare alla realtà . Cioè nel buio totale e lo scoraggiamento.
Sergio
Parte di me la vedo in una tela rossa con cinque tagli obliqui. Osservo la profonditĂ di quei tagli e aspetto.
Giampaolo
C’è chi soffre e c’è chi s’offre. Il muro rimane comunque di gomma.
Vittorio
Litighi col tempo tu
litighi con i giorni
mortifichi l’avvenire
in nome di un passato arido.
Guardati adesso estinta foglia caduta.
Tremante al funereo incedere del vento.
Giampaolo
“Lei deve divenire uomo diverso”.
Io spero nel percorso non ritrovarmi perso.
Angelo
Il raccoglitore di lumache cerca nell’erba morbida non nell’ortica. Come fa un giudice.
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