Chi narra è un padre squarciato dalla morte del figlio Tommaso. A dieci anni, il ragazzino, mentre giocava in spiaggia, fu colpito alla testa da una palla. È cosa consueta. Fa parte del calcio. In quel momento, per Tommaso scaturì l’inferno, durato in verticale sette lunghissimi anni, tra ospedali, terapie, medici, viaggi di salute, di incontri, altalene di conforto e sospensioni negli abissi. Quando, lentamente, stava ricomponendosi quella serenità preziosa, per lui e per i suoi familiari, a soli diciassette anni, Tommaso si spegne improvvisamente.
Da questo lutto genitoriale dentro cui scroscia un diluvio di dolore, si genera una forza vitale, dirompente, propositiva, mirante a un’utilità sociale di condivisione e di solidarietà. Sandro Acciarini, il padre, assieme al contributo della madre e di molte altre testimonianze, narra tutto il tracciato esperienziale vissuto cercando di aderire ai fatti e alle emozioni dei passaggi più importanti vissuti nell’arco della malattia: individuando in particolare le leve di crescita, le carenze sanitarie, le straordinarie vicinanze di persone che sono state cruciali e fondamentali e che hanno permesso concretamente di sostenere la risurrezione di Tommaso.
Attraverso il percorso della vicenda singolare di Tommaso, entriamo nel plurale della nostra società: negli ospedali, nella scuola, nelle famiglie che devono sostenere economicamente una gravità di costi e di presenza fisica con tutte le difficoltà, spesso insormontabili.
Il dolore dei familiari, in questo caso, non inghiotte, non sbrana ma induce a una reattività di forte energia solidale e di sentimento. Oltre la pubblicazione del libro, il padre e la madre hanno fondato un’associazione vocata a fornire un supporto ai ragazzi che, a causa di particolari condizioni fisiche, psichiche, economiche o sociali, si trovano a dover affrontare situazioni difficili. L’associazione vivrà di donazioni e volontariato.
Questa storia va raccontata e diffusa perché agisce come linfa sociale, culturale, politica, spirituale in una società che induce allo smembramento, all’individualismo, alla chiusura, al mercato e all’ostentazione delle stesse emozioni. Qui l’emozione diventa gesto concreto, pubblico, disposto alla comunità.
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