È un romanzo, ma ha il merito di far conoscere, in modo diretto e accattivante, alle adolescenti di oggi la figura di una scienziata dell’undicesimo secolo, una giovane donna che praticava la medicina in collegamento con la prestigiosa scuola salernitana che per prima si occupò di questa scienza.
Trotula è presentata come una vivacissima ragazzina di quattordici anni, consapevole che, nella sua città, Salerno appunto, arrivano magistri di grande prestigio, e che le mulieres salernitane sono considerate curatrici straordinarie grazie alla loro profonda conoscenza delle erbe e delle piante.
Come componente della prestigiosa famiglia De Ruggiero può seguire le lezioni destinate ai fratelli, matematica, medicina, filosofia, greco e latino senza le restrizioni imposte alle donne. Matura in lei poco a poco, anche attraverso il frequente contatto con le donne che muoiono di parto o di malattie che potrebbero essere curate, l’idea che si possano prevenire i tanti rischi attraverso un modo nuovo di intendere la medicina e la ginecologia in particolare. Gira per le strade della città, con le sue erbe, accompagnata da Rosvita e da Adalgisa e insegna alle donne l’igiene, la cura del corpo, l’attenzione ai sintomi. Parla a lungo con le sue pazienti, incoraggia ad avvalersi di confortevoli bagni, tocca i punti dolenti del loro corpo, tutte pratiche allora inconsuete o addirittura vietate. Le donne cominciano a fidarsi di lei, vedono l’efficacia dei suoi metodi e la cercano. Anche la comunità scientifica salernitana riconosce il suo carisma e i medici più famosi chiedono la sua consulenza.
Che le giovani donne di oggi incontrino figure come quella di Trotula può aiutare a prendere coscienza di un modo femminile di vivere, a cercare nelle maestre del passato i modi della libertà e dell’autodeterminazione anche oggi.
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