In questi ultimi anni, Francesco Roat ha sostenuto un serrato percorso intellettuale, polisemico, dentro cui ha declinato teologia, filosofia, poesia, traduzione. Le oasi sapienziali attraversate, tradotte e commentate sono state eccellenze quali Rilke, Walser, Goethe, Holderlin, Nietzche, Silesius, Eckhart. Con quest’opera entriamo nel cuore profondo e quasi insondabile della mistica. Qui Margherita Porete ci viene incontro attraverso la mano scrittoria e riflessiva di Roat.

Il primo giugno 1310 in Place de Grève a Parigi di fronte all’Hotel de la Ville colma di folla, Margherita Porete viene bruciata assieme alla sua opera, Lo specchio delle anime semplici, per eresia. Con Roat attraversiamo “lo specchio”, in una lettura appassionante, coinvolgente, sostenuta da notevole chiarezza espositiva e da altrettanta pregevole documentazione bibliografica.  L’arco del lavoro analitico di Roat apre l’incontro/confronto tra l’essenza del pensiero di Porete e Silesius e, soprattutto, con Meister Eckhart in un polline utilissimo di riferimenti altri che spaziano da Occidente a Oriente.

Indico la qualità pregevole dell’opera, non solo per chi è al suo primo affaccio con Porete, ma anche per tutti coloro che hanno letto o studiato la traduzione di Giovanna Fozzer e l’interpretazione di Luisa Muraro.

Quest’ultimo contributo di Roat offre un’ulteriore proposta di resistenza alla superficialità decadente e consumistica rifondando attenzione e concentrazione nel magistero di persone in cui opera scrittoria e vita hanno coinciso.

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