Apprezzo molto queste edizioni di poesia, così centellinate e curate. Raffinate a cominciare dal logo: una lepre stilizzata che schizza discendendo giù da un pendio. Giampaolo De Pietro, nella sua delicata sensibilità, ci apre alla poesia di Zacar, con pochissime piumate parole.
E’ nel poco che danza la poesia di questo poeta, con la grazia del sottile e dell’economia estrema. Splendido il titolo che annuncia la levità chiara ma disincantata.
quando la colpa
non era mia
sobbalzavo tremavo
che dovevo fare?
morire di colpo?
dovevo ubbidire agli istinti?
com’è silenzioso
il poeta
che gira intorno alla stanza
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