Torno a questa nota poeta svedese (1900 -1941), indicando questa antologia che, a suo tempo, spalancò in Italia l’altissima qualità della sua poesia. Karin Boye lavora una limpida pressione spirituale intrecciata a una passionalità che alterna lievità e assoluto.
La sua intensa personalità , aperta al punto da rompere spesso le retoriche perbeniste, segnò costantemente un forte impegno civile e politico: si iscrisse al movimento radicale “Clarté”, contro la violenza, contro la guerra, con una partecipazione attiva pacifista d’ispirazione socialista. Fondò la rivista letteraria d’avanguardia e di tendenze freudiana “Spektrum” dove fece pubblicare la prima traduzione de La terra desolata.
Tu mia disperazione e mia forza,
tu mi prendesti tutta la vita che ho avuto,
e poiché esigevi tutto
mi rendesti a migliaia.
L’invito a cercare questa particolare edizione, oltre che per l’incontro con Boye, è per apprezzare la notevole caratura dell’introduzione di Daniela Marcheschi. La sua annunciazione ci fa incontrare la poeta fornendo accuratamente strumenti e affondi per la sua poetica ma, soprattutto, spalancando approfondimenti sulla lingua quando si fa ponte tra due culture, sul significato della traduzione, sulla capacità potente dell’innesto. Vale la pena riportare una sua traccia luminosa, che condivido: “La traduzione è l’esperienza più autenticamente carnale del linguaggio.”
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