In questo libro, che nasce dallo sviluppo della tesi di laurea magistrale, Giorgia Gabbolini riesce a dar conto, in modo chiaro ed incisivo, della complessa e poliedrica figura di Joyce Gioconda Salvadori, che poi diventerà Joyce Lussu, da combattente partigiana a nonna narrante, come lei stessa amava definirsi nell’ultima parte della sua vita. All’Autrice va, innanzitutto, riconosciuto il merito di aver evitato ogni forma di retorica o di agiografia; quello che ci consegna è un libro denso di contenuti ma asciutto, essenziale, come – credo di poter dire – sarebbe piaciuto a Joyce. E questo merito va sottolineato in modo particolare, perché la sua personalità è di tale forza e ricchezza che non è affatto facile evitare le trappole, linguistiche e narrative, che ne avrebbero potuto fare una sorta di figurina, una eroina prigioniera della sua immagine. Un accurato apparato bibliografico – dalla sitografia alle tesi di laurea, dalle traduzioni ai convegni – permette ai lettori di avere una guida completa per approfondire aspetti e vicende della sua opera e della sua vita. E, vita e opera, sono intrecciate in modo inscindibile in Joyce; vive, lotta, riflette, ama, agisce, scrive, viaggia descrivendo un percorso di assoluto rilievo nel panorama del Novecento, testimoniando con il pensiero e con l’azione, in modo limpido e alto, cosa significa fare dei valori che si è scelto come guida uno strumento concreto di affermazione e realizzazione di una idea di umanità. Ma, come rileva Giorgia Gabbolini nella sua Introduzione, Joyce Lussu è un nome quasi del tutto dimenticato. Eppure, lei è stata una donna straordinariamente ricca di coraggio e umiltà, di ingegno e determinazione, di sensibilità e sobrietà; una figura quasi ideale per un romanzo. La sua è una presenza largamente rimossa, nonostante, come capita con le persone che hanno seminato tanto e bene, le sue riflessioni siano di stringente attualità, feconde e illuminanti. E questa rimozione, come poche altre, dice molto delle dinamiche che hanno portato a costruire la bolla di eterno presente in cui siamo immersi. Offrire ai lettori la possibilità di conoscere e spendere, in questo tempo assetato di buone domande e stimolanti risposte, il lascito civile culturale di Joyce Lussu, è opera meritoria e, davvero, necessaria.
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Bravissimo Leandro, è la prima volta che mi capita
di leggere una recensione così approfondita, appropriata e sintetica! -
Un caso fortunato è stato incontrarla, di persona. Joyce Lussu ricevette alla fine degli anni settanta nella biblioteca del suo casale marchigiano me, Pio, Giovanni Di Leonardo e Rita Bentivoglio ( quest’ultimi recatisi a chiederle suggerimenti, materiali e indicazioni per u una ricerca storica in corso ) Dall’agile figura, dai modi, dai gesti, dalle parole di questa coraggiosa e coltissima testimone e protagonista
del Novecento emanavano pacatezza, forza e gentilezza che ancora mi emozionano.
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