L’approccio di Maroccolo è sempre quello di incidere la materia della sua ricerca con una forza espressiva ramata in più registri, di cui il poetico contiene e detta gli altri: architettura drammaturgica e impostazione dialogica teatrale, documento storico, registro diaristico, poesia visiva e, sotto la pelle dell’opera, performance per voce sola, con dentro il plurale.
Il diario di Anna Frank viene aperto e risorto, ricreato con una originalità che ci consegna tutti le quote emotive, unendo l’orrore alla compassione, alla disperazione e al non scampo.
Non è solo un canto dentro il campo di concentramento, ma un attraversamento delle dinamiche che hanno costituito il tappeto della storia, tatuando la morte sul nostro volto umano. L’ipersensibilità inquieta di Maraccolo spalanca la morte, la banalità del male, e illumina la resistenza delle creature. Va oltre il dolore.
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