A VIRÌNA

Saragei Antonini

Salarchi immagini (2019)

Ho già evidenziato in altri momenti l’opera di Saragei Antonini. Qui torno a questa autrice per un’opera compiuta, decisamente intensa, precisa, radicale. Scrive la stessa autrice nelle note finali del libro: “A virìna è la prima raccolta di poesie in dialetto, in una lingua che non è solo della città in cui sono nata (Catania) e cresciuta ma anche incontro tra dialetti diversi (paterno, materno e di mia nonna materna) con il risultato di una lingua personale, strana e familiare. Un viaggio che parte come tutti i viaggi da casa (se stessi) e che fa ritorno a casa parlando una lingua, due lingue e forse di più e a più voci.”

Già da questa autopresentazione viene espresso un vento linguistico che in sé è impollinato da tutto e impollinante. Un’aria contaminata delle Marche, dell’Emilia-Romagna, di Sicilia. E dentro a ogni voce terragna vive un coro di antenati dagli infiniti passati, nessuno del quali conosce confine.

La poesia ha energie telluriche, con una lingua abbassata a terra, sensibile a ogni microscopica variazione di impronta, perfino di quella dei morti mentre ci sfiorano la pelle. Nelle misuratissime gocce d’inchiostro, si sente un gran pensiero, quella poiesis interiore che alla fine riesce a cantare per scritto, come rompendo la roccia, come le montagne dai fondali dell’abisso marino.

La nonna arcaica che insegna e tiene la nipote alla corda. Alla corda dell’amore anche se sbatte feroce il vento.

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