Eckhart Tolle sta ormai divenendo un guru a livello mondiale. La sua prima pubblicazione ‒ Il potere di Adesso, 1997 ‒ è stata tradotta in ben quindici lingue. Tale sua opera, che recupera l’insegnamento di svariate tradizioni spirituali, può venir considerata una formulazione post-moderna del misticismo; non a caso lo pseudonimo Eckhart con cui Tolle ha voluto farsi chiamare (il suo nome vero sarebbe Ulrich Leonard) fa riferimento al grande mistico medioevale tedesco, indicato come il Meister (maestro) per antonomasia. Potremmo anche dire che Tolle nei suoi scritti si rifà senz’altro sia al messaggio del Buddha che di Gesù Cristo, senza però propendere per questa o quella confessione religiosa. Vi sono altresì in lui tracce della spiritualità taoista e induista, e non mancano infine chiari riferimenti all’antico stoicismo greco-romano.
Recentemente è stato tradotto in italiano una sorta di compendio de Il potere di Adesso, in cui gli aspetti pratico-comportamentali della filosofia di Tolle vengono da lui ripresentati in una forma ancora più sintetica ed accessibile. Il testo contiene pure dei brevi ma basilari estratti del primo libro di quest’eclettico pensatore, i quali si prestano indubbiamente ad una lettura e/o una rilettura meditativa. L’auspicio dell’autore è far giungere il lettore ad una sempre maggior consapevolezza di sé puntando giusto sull’attenzione a quello che – in termini latini ‒ potremmo chiamare l’hic et nunc: il qui e ora, ossia l’Adesso, il presente, l’unico momento e luogo in cui viviamo, giacché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora; come d’altronde ogni altrove: luogo/ambito lontano da dove ci troviamo.
L’indicazione del Nostro è tanto semplice quanto essenziale nella sua radicalità: occorre essere sempre consapevoli, ossia testimoni di quanto facciamo, sentiamo, e soprattutto pensiamo in questo preciso istante. “Così, quando ascolti un pensiero ‒ nota l’autore ‒, sei consapevole non soltanto di quel pensiero, ma anche di te stesso come testimone. È entrata in gioco una nuova dimensione di consapevolezza”. E ancora: “In questa condizione senti la tua presenza con una tale intensità e gioia che tutti i pensieri, le emozioni, il corpo fisico e l’intero mondo esterno diventano relativamente insignificanti in confronto”.
Purtroppo è condivisibile il fatto che per la maggior parte di noi l’Adesso conti ben poco, presi come siamo dalla preoccupazione per il domani e dalla nostalgia o dal rifiuto rispetto allo ieri. La proliferazione mentale poi è la nostra maggiore occupazione: rimuginiamo di continuo, fantastichiamo, ci lamentiamo dell’oggi, speriamo o disperiamo invano per qualcosa che è ancor tutto da venire. Mentre, ricordando la massima realizzazione spirituale buddhista, Tolle sottolinea come l’illuminazione significhi: “elevarsi al di sopra del pensiero”, e come ottenere la libertà interiore comporti la disidentificazione nei confronti delle varie maschere (o ruoli) indossate dall’ego, sempre tutto preso da desideri e avversioni, da giudizi e pregiudizi. Mai che si stia semplicemente/tranquillamente nel qui e ora, come invece fanno ad esempio piante ed animali, da cui molto dovrebbe imparare l’uomo che ha avuto l’arroganza di chiamarsi sapiens.
Inoltre noi siamo spesso presi dalle varie forme che assume in noi la paura, che quasi mai è una sana reazione immediata al pericolo, ma si presenta come un vago e/o ansioso timore di quello che potrebbe capitare. Però alla fin fine la paura è sempre e solo la medesima ‒ osserva Tolle ‒: quella di perdere qualcosa, di venir fregati o, per dirla con una parola, di morire. Eppure tutte le tradizioni sapienziali, sia in Occidente che in Oriente, insistono sulla necessità di mettere a tacere l’egoità, di farla scomparire. Per ottenere ciò è opportuno smetterla con le pre-occupazioni ed occuparci del presente: “perché è l’unica cosa che abbiamo. È tutto ciò che esiste”.
Tuttavia c’è modo e modo di farlo. Si tratta di lasciar perdere i problemi legati alla nostra condizione esistenziale ‒ specie se essa appare sfavorevole ‒ e focalizzarsi piuttosto sulla vita che sentiamo scorrere in noi. È la grande medicina dell’accoglienza magnanima, del non-attaccamento e del non-rifiuto, ossia dell’accettazione piena di quanto accade. Non c’è nulla di male, in sé e per sé, in qualsivoglia situazione. Tutto dipende da come sappiamo viverla senza cercare immediatamente di modificarla, sfruttarla o rifiutarla. Si tratta, insomma, di vivere l’Adesso non più in modo inconsapevole; giacché: l’“inconsapevolezza ‒ puntualizza Tolle ‒ è sinonimo d’identificazione con un modello mentale o emotivo. Implica la totale assenza dell’osservatore”.
Ma che fare quando siamo assaliti da una profonda sofferenza difficile da sopportare, sia essa di tipo fisico o psichico? Per quanto possa sembrare paradossale il rimedio non sta nell’opporsi ad essa o nel cercare di eliminarla (il che spesso rischia di rafforzarla). La soluzione per Tolle è la resa totale, la rinuncia a volere modificare ciò che non può venir modificato (ad esempio la morte di una persona cara). Tramite un arrendersi alla necessità ‒ per dirla con Simone Weil ‒, in grado di trasformare alchemicamente ogni dolore in una grande pace. E concludo lasciando ancora una volta la parola all’autore:
“Con questa pace radiosa arriva la consapevolezza (non a livello mentale, me nella profondità del tuo Essere) di essere indistruttibile, immortale. Non si tratta di una convinzione. È una certezza assoluta che non ha bisogno di prove esterne o di conferme provenienti da qualche fonte secondaria. La prima possibilità è arrenderti in ogni istante alla realtà del momento. Sapendo che ciò che esiste non può essere cancellato (perché già esiste), dici sì a ciò che è o accetti ciò che non è. Poi fai quello che devi, qualunque cosa la situazione richieda”.
Eckhart Tolle, Come mettere in pratica il potere di Adesso, My Life, 2024, pp. 174, euro 16,00
Lascia un commento