Il 1° novembre 2024, dopo anni di ristrutturazioni dovute ai terribili eventi sismici del 2009 e del 2016, il Museo delle Genti del Gran Sasso di Tossicia (Teramo) ha riaperto i battenti della sua antica e prestigiosa sede presso il quattrocentesco Palazzo Marchesale, con un nuovo spazio dedicato alle esposizioni d’arte. La mostra inaugurale, Icone oltre il Pop – Schifano/Angeli/Festa sarà visitabile, con ingresso libero, fino al 6 gennaio 2025.
Io sono una forza del Passato
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle Chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi,
dimenticati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli….
P.P. Pasolini, 1962
(Da Poesia in forma di rosa)
Ogni progetto culturale ha anche il compito di rispettare, prima di tutto, la vocazione, il genius loci, del territorio stesso, e coinvolgere, per essere effettivamente efficace, i suoi abitanti, in modo che si sentano parte attiva della valorizzazione e della promozione del proprio territorio. Un progetto culturale è dunque anche una preziosa occasione per creare nella popolazione un senso di appartenenza e di orgoglio per il proprio territorio e le proprie antiche radici, per quella forza che viene dal passato, come scrive Pier Paolo Pasolini nella sua emozionante poesia: rafforza il legame tra le persone e il luogo in cui vivono, quindi il senso di identità collettiva. Dare vita a esperienze culturali particolarmente coinvolgenti e significative, facendo leva sulla loro capacità di suscitare emozioni e di attivare il pensiero, può dunque fortemente contribuire a valorizzare l’immagine specifica del territorio stesso. Questo si propone per il futuro il rinnovato Museo delle Genti del Gran Sasso nel borgo di Tossicia, perla della splendida Valle Siciliana nel teramano, ai piedi del Gran Sasso d’Italia, che dopo i dolorosi eventi legati ai terremoti degli ultimi due decenni, ha appena riaperto al pubblico la nobile e suggestiva sede di Palazzo Marchesale, con l’intenzione di far dialogare l’antico con il contemporaneo.
La riapertura, al momento, è solo parziale, in attesa che altri lavori di restauro permettano di riconsegnare agli abitanti e ai visitatori gli altri due piani del Palazzo-Museo. D’altra parte, è stato anche inaugurato un altro spazio del Museo, mai prima utilizzato per scopi espositivi, e ora destinato a mostre d’arte temporanee. La mostra inaugurale – in corso, con ingresso libero, fino al 6 gennaio 2025, salvo proroghe – s’intitola Icone oltre il Pop – Franco Angeli / Tano Festa / Mario Schifano, ed è dedicata ai tre artisti considerati rappresentanti di punta della tendenza Pop italiana delineatasi a partire dai primi anni ’60, e divenuti quasi leggendari nell’immaginario degli studiosi d’arte come in quello dei collezionisti o dei semplici visitatori di mostre.
La mostra è promossa e sostenuta dal Presidente del GAL- Gran Sasso Laga, Carlo Matone, di concerto con l’Amministrazione comunale di Tossicia, e organizzata dall’Associazione culturale Art Live di Teramo. Il GAL (Gruppo d’azione locale) è un organo promosso dall’Unione Europea per sviluppare piani e programmi di interventi dedicati al miglioramento socio-economico delle comunità rurali. “I territori rurali e montani dell’Abruzzo, e più in particolare quelli della provincia di Teramo – come afferma Carlo Matone – sono ricchi di attrattive naturali e culturali in senso lato, storico-artistiche, etnografiche, che è giusto e opportuno preservare, proteggere e promuovere. Progettare eventi culturali per rilanciare il territorio vuol dire anche far sì che le persone possano scoprirlo e viverlo, magari portando alla luce – e così promuovendo anche dal punto di vista economico – elementi e risorse non sempre molto noti”. Dunque “la mostra Icone oltre il Pop vuole proiettare il Museo di Tossicia in una dimensione nazionale, facendo dialogare artisti molto diversi tra di loro, ma di impareggiabile grandezza, per dare luce a tutto il territorio del Gran Sasso e Monti della Laga, un unicum di bellezze naturali, storiche e artistiche”.
La vocazione del Museo delle Genti del Gran Sasso, che nella sua sede di Palazzo Marchesale racchiude otto secoli di storia, è prima di tutto etnografica, come spiega il suo Direttore, Giuliano Di Gaetano: “Nelle varie sale del Museo viene tracciato un percorso della storia del territorio e della cultura materiale della gente di montagna, e vi sono disposti i reperti di uno straordinario patrimonio di saperi, narrazioni e rappresentazioni simboliche legati al mondo della natura che parlano di legno, pietra, terra coltivata, grano, alberi, animali, fibre tessili e metallurgia dei recipienti in rame”.
Ecco allora pezzi come la splendida caldaia in rame, con un fregio decorativo che culmina con l’iconico uccellino (diventato logo del Museo), simbolo mitologico e popolare di vitalità e longevità; o la storica foto di Francesco Paolo Michetti, con la popolana che trasporta un tipico contenitore in rame abruzzese, la “conca”, insieme a tanti antichi strumenti usati in mestieri perlopiù scomparsi…Ma una parte fondamentale del panorama espositivo del Museo è rappresentata dalla mostra permanente di un consistente gruppo di opere di un’artista che s’identifica meglio di qualsiasi altro con il Genius loci dell’antico borgo e del territorio di Tossicia: la pittrice autodidatta di straordinario talento Annunziata Scipione (1928-2018) – ammirata da Cesare Zavattini – nata e vissuta qui.
“A caratterizzare il Museo e la sua unicità – ci dice ancora Giuliano Di Gaetano – è la mostra permanente dedicata alla pittrice Annunziata Scipione: nelle sue opere l’immaginario popolare si apre a tutto campo, disegnando un magnifico affresco della nostra terra. I personaggi e gli ambienti del mondo contadino che animano i suoi quadri arrivano direttamente dalle campagne e dai borghi del Gran Sasso, che l’artista ha osservato minuziosamente e vissuto in prima persona dalla sua Azzinano di Tossicia, dalla nascita fino alla scomparsa nel 2018, esercitando fino all’ultimo la sua instancabile vocazione creativa”.
Si può senz’altro affermare che la produzione di Annunziata, pur differenziandosi dall’arte colta e raffinata di un Michetti o dei Cascella, rappresenti il “documentario” più autentico e più significativo delle tradizioni contadine d’Abruzzo. L’artista del teramano è infatti riuscita ad esprimere l’identità culturale della sua gente, mettendone in evidenza i valori comunitari, estetici e spirituali, esprimendo nello stesso tempo la propria fortissima identità artistica, visionaria ed immaginifica. Gli aspetti di un mondo ormai perduto sono evocati con intuizione “primitiva” e profondamente lirica, in una trasposizione formale di grande poesia.
Il genio “nativo” di Annunziata Scipione
“Ero la più piccola, e quindi mi spettava portare a pascolare le pecore. Disegnavo, scarabocchiando con il carbone, signorine, gatti, cani…Io ci sono nata con questa passione. Quando crebbi e mi sposai, disegnavo di nascosto da mio marito, mentre lui era al lavoro: non volevo fargli vedere nulla, perché si
diceva che le donne dovevano cucinare, fare la calza, ma a me piaceva giocare con i colori
Qualcuno mi disse che la mia pittura era “naïf”, ma io non me ne intendevo…
Annunziata Scipione
Annunziata Scipione nasce il 24 marzo 1928 nella frazione del Comune di Tossicia chiamata Azzinano di Tossicìa (Teramo). Di famiglia contadina, è la minore di sette figli. Frequenta la scuola primaria solo fino alla terza elementare, ma sin da bambina è dotata di uno straordinario talento naturale. Sposatasi con il capomastro Ettore Di Pasquale (dal quale ha il figlio Piero), pur dovendo dividere il proprio tempo tra la maternità, la conduzione della casa e i lavori in campagna, non smette mai di dedicarsi al disegno e alla scultura, ma lo fa, per diversi anni, di nascosto, all’insaputa di tutti.
Il suo talento, così, si manifesta pienamente solo intorno ai quarant’anni, quando Annunziata comincia a realizzare vere e proprie sculture lignee (1968).
Le dinamiche sociali, almeno fino ai primi decenni del XX secolo, hanno precluso alle donne sia la formazione, sia un impegno davvero professionale nel campo artistico.
Negli ultimi decenni si è fatta sempre più frequente l’abitudine a riflettere intorno alle figure femminili della storia dell’arte e ai caratteri della loro produzione, accentuando un atteggiamento storico– critico che si era diffuso già dalla seconda metà degli anni Settanta.
Alcune espressioni artistiche sembrano connotarsi come produzione femminile proprio in quanto capaci di proporre uno sguardo differente, inedito, sulla realtà, spesso con un’attenzione particolare per la “microstoria” personale e territoriale, contrapposta alla Storia universale. È il caso di questa celebre artista della Valle Siciliana, straordinario esempio di creatività femminile, di resilienza e capacità di superare, grazie alla forza di un innato talento artistico, gli ostacoli e le limitazioni di una vita non facile.
Per la sua originalità e la sua forza creativa, che la emancipano da ogni condizionamento e pregiudizio “di genere”, la ricerca visiva di Annunziata Scipione si presta ad essere accostata a quella di alcune fra le maggiori artiste italiane, dai primi del Novecento ad oggi.
Nel 1972 Annunziata comincia a dipingere con grande intensità, nonostante sia sprovvista di qualsiasi nozione tecnica. L’eccezionale sensibilità e la memoria prodigiosa compensano la mancanza di formazione tecnico-artistica e Annunziata, contadina e “illetterata”, crea uno straordinario repertorio d’immagini il quale, oltre che per la potente espressività di segno e colore, si rivela prezioso come storia visiva delle tradizioni e delle caratteristiche antropologiche ed etnologiche dell’antico territorio abruzzese, molte delle quali ormai scomparse per sempre.
Già nel 1973 inizia ad esporre in alcune mostre collettive, e già nel 1974-75 comincia ad affermarsi a livello nazionale e internazionale.
Incoraggiata da amici ed estimatori (in particolare lo scrittore e giornalista Gianni Toti, amico e collaboratore di Cesare Zavattini), nonché dal marito Ettore, partecipa a sette edizioni del celebre Premio Nazionale dei Naїfs, voluto da Zavattini nel suo paese natale, Luzzara (Reggio Emilia), e istituito nel 1967. Zavattini ammira molto i suoi lavori, che espone di fianco a quelli dei migliori artisti, tra cui Antonio Ligabue. Alla XI Rassegna (1977-1978), un’opera significativa di Annunziata Scipione viene premiata con l’acquisto per il Museo dei Naїfs di Luzzara: l’opera premiata s’intitola Essiccazione del granoturco, un olio su tela di 70×100 cm, ed entra dunque a far parte della collezione del Museo fondato dallo stesso Zavattini. Nei decenni successivi le sue opere sono esposte in numerose mostre personali e collettive in Italia, ma anche a Londra e Parigi, ed entrano a far parte di collezioni pubbliche e private. In occasione dell’Anno Santo “straordinario” del 1982-83, due suoi dipinti vengono scelti per celebrare e ricordare l’evento in tutta Italia.
Nel 2010 Annunziata Scipione smette di dipingere, per problemi di salute, ma continua a disegnare, realizzando ancora lavori di notevole impatto formale e cromatico.
Si spegne a Teramo nel 2018, all’età di novant’anni.
Con il termine Art Naїf (dal francese naïf, “semplice”, “ingenuo”) ci si riferisce di solito all’arte popolare che non è frutto di studi accademici o classici, non si ispira alle correnti o ai movimenti artistici catalogati nelle varie culture. D’altra parte, è ormai considerato inattuale il criterio di ritenere un pittore autodidatta necessariamente appartenente ai Naїfs. In effetti, Annunziata Scipione è forse collocabile all’estremo limite dell’area naїve, per la complessità della sua visione e per la riflessione antropologico-culturale che vi appare sottesa. Nella sua arte Cesare Zavattini, suo grande estimatore, trovava “una fondamentale dialettalità che ha il valore di una lingua creata”, e che in qualche modo la apparenta ad Antonio Ligabue, di cui secondo molti è la vera erede, benché la sua armoniosa solarità, la pervasiva serenità che emana dalle sue opere sia lontana dalla tensione tragica che segna le opere dell’artista svizzero-emiliano. Uno dei primi studiosi e promotori dell’arte di Annunziata Scipione, Luciano Marinelli, evidenziò questo parallelismo unendo le retrospettive di Ligabue e Scipione nella grande mostra Ligabue e Dintorni, che si tenne proprio a Tossicia nel 2001.
Per l’affermarsi relativamente tardivo della sua inclinazione artistica, la vicenda di Annunziata è affine a quella della più famosa fra gli artisti naїfs americani: Anna Mary Robertson Moses, detta Grandma Moses (1860-1961). Le due artiste hanno in comune anche la straordinaria produttività, l’inesauribile vena inventiva e la predilezione per i soggetti agresti, ma il lavoro della Robertson Moses, per energia ed espressività, è di gran lunga inferiore a quello della Scipione.
Indissolubilmente legata al tema della terra, della natura, della realtà rurale nella sua bellezza e nella sua durezza, Annunziata ha saputo creare un’opera che è insieme racconto lirico della propria esperienza individuale e impareggiabile documentazione antropologica di un mondo ormai scomparso. Il “documentario” più autentico e più significativo delle tradizioni abruzzesi, come si diceva: un documentario che prende corpo in cromie fiabesche, eppure è pervaso da un solido e cristallino senso del reale e dell’appartenenza alla propria terra.
Ecco una delle fondamentali ragioni di un progetto volto allo studio di Annunziata Scipione, artista abruzzese “illetterata” e autodidatta di straordinario talento: Annunziata crea, con la sua arte, a dispetto dell’apparente semplicità, della cosiddetta “ingenuità naїf”, un palinsesto complesso e sensibile di azioni, memorie, identità.
Paul Klee diceva che “l’arte non imita il visibile, ma rende visibile l’invisibile”: Annunziata costruisce e rende visibile il diagramma del senso che una comunità o una cultura ha riconosciuto al proprio abitare, tramandandolo nella configurazione del proprio paesaggio.
Museo delle Genti del Gran Sasso – Palazzo Marchesale, Tossicia (Teramo)
Orari: dal martedì alla domenica ore 9.30-12.30 e 15.30-18.30 – lunedì chiuso – Ingresso libero
Informazioni: tel. 0861 177 7019; https://galgransassolaga.it/ ; https://www.comune.tossicia.te.it/;
Pagine Facebook e Instagram @galgransassolaga
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