Una RUBRICA in collaborazione – da estendere ad libitum – tra “La poesia e lo spirito” e “Cartavetro”, per riportare al centro il pensiero e il canto per la pace in un momento storico fragile e violento: connessioni e tracciati autobiografici in direzione della pace; “cinque righe cinque”, con gratitudine per chi ha dedicato la vita a contrastare la distruzione e la decadenza, la separazione, il consumismo, la guerra, lasciandoci motivazioni per un modo nuovo di relazionarsi con l’altro. Un’iniziativa aperta a tutti, per scoprire nessi nascosti, desideri e speranze convergenti, per riconoscere, come scriveva Calvino, “chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Tahereh
Tahereh (o anche Táhirih) nacque in Iran, a Qazvin, intorno al 1817. La sua vivacissima intelligenza
indusse il padre a concederle eccezionalmente di studiare. Aderì al Babismo, fondato da Siyyid Ali
Muhammad, detto il Bāb, precursore di Bahā Hullāh e della dottrina Bahá’i. Si mpegnò per tutta la
sua breve vita per i diritti delle donne, l’abolizione della schiavitù, la critica al clero. Ebbe il
coraggio di togliersi il velo, sfidò le convenzioni del suo tempo ed è ancora oggi fonte di ispirazione
per le donne in Iran. A trentacinque anni fu gettata in un pozzo e lapidata.
Nella Roveri
RUBRICA IN CONDIVISIONE CON LA RIVISTA “LA POESIA E LO SPIRITO“
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