MIO PADRE È NATO PER I PIEDI

Elena Bosi

Neri Pozza (2024)

Mi sono chiesta se sia necessario essere della Bassa per capire questo libro di Elena Bosi, insegnante a Mirandola, ma cresciuta a Concordia sulla Secchia. Personaggi, luoghi, botteghe, incontri scandiscono le pagine e pare di vederli, di assistere a dialoghi noti, di sentire gli odori e i rumori.
Giulia, la bambina che racconta, corre sotto i portici di Concordia con la sua bicicletta: tutti la conoscono e tutti concorrono alla sua crescita; sa le storie, o meglio, ne recepisce particolari che interpreta a modo suo, restituendo esilaranti effetti comici.
Tuttavia, dietro la serie dei personaggi, ciascuno e ciascuna con la nota propria, si può forse leggere la visione del mondo che la pianura, il piccolo paese, le relazioni dirette e quotidiane possono trasmettere. Il nonno Ettore e la nonna Dagma, la Lina, la Bianca e Zorè popolano un universo di campagna, di storie rese singolari da una narrazione solo apparentemente semplice. Si tratta di un tempo, gli anni ottanta, che consente incontri in cui la bambina, Giulia, può liberamente muoversi e interpretare i modi degli adulti, talvolta redarguirli perché bestemmiano e lei, dalle suore, ha imparato che la bestemmia non va bene.
L’immagine di copertina, un volto di ragazzina, ironico, sagace, che pare guardare all’indietro, ha sullo sfondo il fiume e annuncia le sorprese dei brevi capitoli.

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