Una RUBRICA in collaborazione – da estendere ad libitum – tra “La poesia e lo spirito” e “Cartavetro”, per riportare al centro il pensiero e il canto per la pace in un momento storico fragile e violento: connessioni e tracciati autobiografici in direzione della pace; “cinque righe cinque”, con gratitudine per chi ha dedicato la vita a contrastare la distruzione e la decadenza, la separazione, il consumismo, la guerra, lasciandoci motivazioni per un modo nuovo di relazionarsi con l’altro. Un’iniziativa aperta a tutti, per scoprire nessi nascosti, desideri e speranze convergenti, per riconoscere, come scriveva Calvino, “chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Osanna Andreasi

Vorrei iniziare da questa ‘quasi santa’ (è in corso la sua canonizzazione; per ora è solo beata e, forse in modo un po’ blasfemo, non posso fare a meno di chiedermi cosa possano pensare certe anime giganti di tutto il tramestio sul loro conto, necessario alla qualifica di ‘santo/a’; me lo chiedo anche per Don Mazzolari che è alle prese con il processo di beatificazione).

Nella Roveri

Link all’articolo su Osanna Andreasi di Nella Roveri

RUBRICA IN CONDIVISIONE CON LA RIVISTA “LA POESIA E LO SPIRITO

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  1. Avatar Chiara Boschini
    Chiara Boschini

    Buongiorno, ho letto il tuo discreto commento su “carta vetro” riguardo alla beata Osanna. Mi chiedo sempre davanti a nomi di donne e uomini che hanno “lavorato” per rendere il loro piccolo territorio un po’ più dolce se sono contenti di questo gran da fare che si danno certe persone per vedere i loro nomi sugli altari… O se avrebbero più a cuore una sequela silenziosa sul loro cammino. Tutto questo gran da fare per rinchiuderli sugli altari dimenticando la loro energia.

  2. Avatar beatrice trenti
    beatrice trenti

    Non credo che l’intenzione fosse di mettere Osanna sugli altari. A meno che non sia un’allegoria della giusta attenzione che è bello potere avere per chi ha compiuto opere ‘buone’, nel senso primitivo e pulito della parola: opere che non solo fanno il bene, ma educano chi le vede, e le sa, al bene. Siamo fatti, nel cervello, di neuroni a specchio: sappiamo degli altri, imitandoli in noi. Se non avessimo avuto tanti maestri e maestre nella storia umana e non avessimo avuto modo di conoscere il loro fare e/o dire, credo che la nostra storia di scimmioni sapientes sarebbe stata ancora più dolorosa. In tempi come questi in cui la guerra pare dominare le scene mondiali presenti e future, in cui la gente comincia a reagire con la paura e l’indifferenza ( e la violenza), credo sia necessario tornare a proporre la possibilità umana del bene. Altrimenti lasciamo il campo agli ‘eroi’ delle armi, della forza bruta, della logica del più forte… Abbiamo, oggi, bisogno di maestri e maestre. Ci perdoneranno il disturbo della loro bella modestia, credo, per amore di noi, credo.

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