Ha abitato la mia terra, meravigliosa di nebbie, storia, bonifiche e campi di grano, tra il 1449 e il 1505, in una borgata accostata al Po, seconda nata di una nobile e numerosa famiglia.
Orfana in giovane età, diventa il punto di riferimento per i fratelli e le sorelle, insieme alla zia Bartolomea che chiama ‘compagna’ (colei con cui dividere il pane, cum panis) e che l’aiuta nel compito di ascoltare, sostenere, far crescere quelli e quelle della casa e tanti altri intorno.
Molti infatti si rivolgono a Osanna perché sa accogliere e trovare parole di conforto; le sue ‘visioni’, di un Gesù bambino che porta la croce e ha sangue sul petto, garantiscono del suo carattere comprensivo e materno.
Legge, scrive e sa anche un po’ di latino. Legge soprattutto Il trionfo della croce di Girolamo Savonarola e i Dialoghi di Caterina da Siena; ad essi, entrambi domenicani, si ispira il suo rigore. Dopo una malattia, indossa, per grazia ricevuta, l’abito delle terziarie domenicane e non lo lascia per la vita. Alterna periodi in campagna, a Carbonarola, con altri nella casa di Mantova in cui riceve i marchesi Gonzaga che chiedono i suoi consigli e le sue preghiere, non solo per le questioni famigliari, ma anche per le più difficili scelte politiche.
Il Trattato delle lacrime che si trova all’interno dei Dialoghi di Caterina da Siena diventa il perno della sua spiritualità: le lacrime esprimono una sensibilità squisita e profonda, capacità di commozione e tenerezza. Se le parole spesso possono essere eccessive, il dono delle lacrime diventa la domanda, afasica ma limpida, sui nostri bisogni, l’intercessione più realistica e sincera.
La scelta di Osanna è di essere e stare nel mondo, laica, impegnata nella famiglia, nel lavoro, nella partecipazione alle vicende politiche, sceglie di essere ‘terziaria’ per esprimere l’intensità della pratica, la contaminazione con la vita profana e la volontà di comprendere i problemi della polis.
Osanna è nel numero di quelle che Gabriella Zarri, grande studiosa del nostro tempo, chiama “sante vive”, donne che hanno scelto la via del quotidiano, e alle quali è riconosciuto il dono della profezia. Sanno stare coi poveri e coi potenti e con tutti sanno esercitare carità. La loro forza profetica consiste proprio nel saper interpretare il presente, nel saper cogliere dai segni della realtà la direzione degli eventi.
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