GLI SPOSTAMENTI DEL DESIDERIO

Raffaela Fazio

Moretti e Vitali (2023)

Complessa, con un’architettura molto lavorata cioè scandita su corpi tematici cari a Fazio, anticipata da un titolo di intelligenza filosofica, quest’opera si pronuncia forse come il punto di maturità lirica dell’autrice. La cultura di Fazio in questi anni ha solcato oltre la poesia, l’iconografia cristiana, la critica letteraria, traduzioni su Rainer Maria Rilke, Edgar Allan Poe e, per me preziosa, Renée Vivien. Chiaro, quindi, che la sua lingua fluisce con colta fluidità e significato.

Torno sul titolo, in particolare sulla parola “spostamenti”. Qui si avverte la chiamata filosofica di un movimento interiore esistenziale tale da procurare cambi non solo comportamentali ma di visione, di direzione, di vocazione entro cui tutto è invaso. La torsione del corpo, biologico, spirituale, filosofico, lirico, si compie in consapevolezza e fierezza nel peso dei costi, dell’amarezza, chiamato dal dominio della necessità.

Anamorfico III

Slanciatevi parole verso il luogo
Dove si spezza il ramo
O la radura
Inspira il tonfo sordo!
Portatemi il bottino. Io non mi muovo.

                                  Quello che afferro

Era una volta vivo
Tutto intero.
Ma non ho scelta:
la terra (e non il cielo) è il carniere

l’umano punto di osservazione.

L’opera ha con sé molti e molte maestre di riferimento: la compagnia della profonda bellezza.

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