Negli anni, ogni pubblicazione di Walter Cremonte è stata da me accolta con ammirazione. Ho tracciato la mia lettura dove mi è stato possibile, su Cartesensibili, Casamatta, ora qui, su CartaVetro. Cremonte sembra uscire dalle mani di Alberto Giacometti, come una scultura lunghissima, sottile, discreta, camminante con un’andatura apparentemente silenziosa, in realtà cantante. Nel suo canto limpido, asciutto, breve e risonante, amaramente ironico, rasente le pietre di una città come Perugia, severa e erosa dalla tramontana. Tanto per ricordare due maestri cari a Walter Cremonte quanto a me: Walter Binni e Aldo Capitini.
Le note introduttive di Fabio Pusterla, direttore della collana, sono mirate e, al tempo stesso riassumono il ritratto poetico: gli indugi del cuore, l’esplorazione interiore, l’esperienza sentimentale splendida e terribile e, d’altra parte, il richiamo del “fare”, della quotidiana fatica che chiede un impegno umile, concreto, e il rifiuto della poesia fine a se stessa, tanto autoreferenziale quanto progettata a tavolino.
L’opera è un’antologia che riprende poesie da Contro la dispersione, (1978 – 1993), Cosa resta, (2001 – 2009), Respingimenti (2011), Vicini (2014 – 2015), Con amore e squallore (2016 – 2021). Queste raccolte sono state pubblicate da varie case editrici, Guerra edizioni, Aguaplano, Edizioni Era Nuova, Associazione Culturale La luna, Lietocolle, Morlacchi Editore, tutte di difficile reperibilità .
Completano l’antologia, un tappeto di traduzioni: Ovidio, Orazio, Lucrezio, Virgilio, Catullo, Marziale, Fedro.
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