Ineke Holzhaus si muove nel mondo cangiante della luce e della controluce. In questi territori dai confini mobili, le verità da fornire come possibili bussole agli itinerari umani sono, di volta in volta, delicate come ali di farfalle o ruvide come le cortecce degli alberi. Nella sua poesia la luce non è mai una condizione, uno stato dell’essere, ma un vero e proprio nucleo generatore di alfabeti e di mappe di luoghi da esplorare. Da questi viaggi la poeta porta con sé, e offre ai lettori, forse la sola verità generale che è possibile acquisire e condividere: solo attraversando le comode pianure delle apparenze possiamo arrivare a scoprire i varchi che conducono nei tanti altrove dei nostri giorni e delle nostre vite; luoghi, questi, che è possibile aprire solo se si oltrepassa la soglia sottile ma impervia delle sembianze esteriori. Ineke Holzahaus si inoltra in questi passaggi dove trova la luce bassa in movimento che lecca/ zolle fino a farne scaturire il fertile, mentre dentro i paesaggi umani si inseguono le danze dei destini. Tutte le partiture possibili, amore, furori, malattie, morte, tremori, guerre, tenerezze, nostalgie e speranze dettano i movimenti della vita, e vengono raccolti e accolti nelle sue pagine con solidale e intima partecipazione perché, se governiamo come antichi nobili/ i nostri giorni senza nome, lo facciamo, aspettando senza fiato la luce. Ineke Holzhaus intrattiene un dialogo fitto e a fior di labbra con tutte le possibili epifanie della luce che rintraccia nelle opere dei poeti, nelle sculture e nei dipinti: terre emerse, anche queste, alla luce e con luce, che lei rinomina e ricolloca dando vita nuove configurazioni. Una notazione a parte merita l’ultima sezione del libro Cinque stagioni, che si apre con il verso La luce ride nel verde a squarciagola che è una straordinaria descrizione della primavera, tanto potente e sintetica che quel solo verso basterebbe a raccontarla. In questa sezione l’ultimo verso della poesia diventa il primo della successiva, chiudendo in un abbraccio ideale la continuità della vita e il drappeggio delle luci e delle ombre sui volti e sugli snodi delle nostre rotte terrestri. Con gli ultimi due libri pubblicati da Di Felice Edizioni, Controluce, nel 2020 e Luce nel 2022, tradotti dal nederlandese da Patrizia Filia, Ineke Holzhaus ci consegna un vero e proprio manifesto poetico e una rivelazione della condizione umana, intravista e colta, tra luci e controluci.
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